Le risposte sono banali. L'importante è saper creare le domande: spiega un mistero e perderà il suo fascino. Lo sa bene Calogero che di dirci chi le fece - e soprattutto perché - non ne ha la minima intenzione. In realtà non lo sa neanche lui, solo congetture e fantasie di un bambino. Giocava fra ulivi e carrubbi quando si vide davanti qualcosa di molto più grande di uno dei tanti muretti a secco che delimitavavano i terrazzamenti della campagna di suo nonno. Era costruito però allo stesso modo, solo che i macigni erano grandi quanto lui, impilati gli uni sugli altri sino a toccare il cielo.
Immaginò giganti dalla forza bruta, capaci di staccare la roccia dai monti a mani nude, trasportarla in spalla e poi disporla a formare muri megalitici. Delimitavano una città, un luogo sacro, un punto di avvistamento strategico? Per lui ogni giorno erano qualcosa di diverso, inventava storie su storie e la sua fantasia correva fra quei sassi portati lì migliaia di anni prima. Poteva essere il re di un castello immenso, il capo di una guarnigione di soldati, un esploratore alla ricerca di una misteriosa civiltà perduta. Per i bambini sognare è naturale ma i popoli che si susseguirono alle pendici del monte S.Calogero, fra Sciara e Termini Imerese, inventarono spiegazioni ancora più strane. Vicino le mura vi era la cosiddetta Grotta del Drago, chiamata così perché secondo la leggenda era abitata da una bestia che aveva costruito la cinta muraria. Altri ancora pensavano che la grotta fosse abitata dai ciclopi, uomini enormi con un occhio solo, mito alimentato dalla scoperta all'interno dell'antro di grandi crani con un foro ampio al centro. Oggi sappiamo che in realtà i crani appartenevano agli elefanti nani, vissuti in Sicilia migliaia di anni fa e che il foro al centro corrispondeva al punto in cui si trovava la proboscide, mentre gli occhi, più piccoli, erano disposti ai lati. La grotta ora non c'è più, tutto è stato ridotto in pietrisco da una cava ormai inesistente anch'essa. Secoli di storia distrutti e buoni solo a farci cemento armato. Rimangono queste mura, pregne per il loro aspetto pieno e massiccio, per il mistero che le ammanta tutt'oggi così come il piccolo dolmen poco distante, monumento funerario formato da due lastre di pietra sormontate da un'altra, unico in Sicilia. Gli archeologi non hanno dati certi, chi le crede opera dei Sicani, chi un avamposto greco fortificato del VI-V secolo a. C. della città di Himera a presidio del fiume Torto. Perché furono spese tante energie, lavoro, soldi e con ogni probabilità vite umane per costruirle? La domanda rimane aperta.
Annalisa Balistreri
Fonti:
Calogero Muscarella, guida della Cooperativa Silene e proprietario del terreno in cui sono presenti le mura.
E' vero, bravissima!
RispondiEliminaLe emozioni e le domande che scaturiscono davanti queste mura sono proprio quelle che hai detto ;-)
Grazie Totò, è bello vedere come qualcosa possa dar emozioni simili a più persone.
EliminaIo alla storia del drago ci credo, perchè non dovrei?
RispondiEliminaE hai detto una cosa fantastica: spiega un mistero e perderà il suo fascino.
Per quanto riguarda il dolmen, beh, sarebbe bello fare una gita per visitarlo, no? Brava, Annalisa!
Non ti impedirò certo io di crederci ahah.
EliminaUna visita si può benissimo organizzare, ci torno volentieri. Io ci sono andata con la Cooperativa Silene che organizza ogni anno un escursione alle mura.
Belle le atmosfere di questo post in cui i dati documentali sono ben riproposti in forma narrativa. Si possono avere altre foto?
RispondiEliminagd
Ok le raccolgo e le aggiungerò al post prossimamente, mi sembra proprio una bella idea.
EliminaQuando siamo andati a visitarle sono rimasto impressionato dalla loro struttura e dalla loro storia. Il tuo racconto mi ha ulteriormente affascinato. Bravissima!
RispondiEliminaGrazie Sabino, sono davvero particolari queste mura, non si può rimanere indifferenti alla loro vista.
EliminaBrava Annalisa! Questo post è ricco di storia e di fascino. Posti meravigliosi che stanno nella nostra terra e che spesso ahimè non conosciamo.
RispondiEliminaNina
Abbiamo sempre la possibilità di rimediare, basta una giornata libera -a volte anche qualche ora per le cose più vicine a casa nostra- e un pò di volontà.
EliminaBel post bella storia, non conoscevo la storia di queste mura spero un giorno di poterli visitare.
RispondiEliminapeppa
Grazie Peppa, come dicevo a Fede si può organizzare quando si vuole.
EliminaTutto interessante in questa lattina.
RispondiEliminaDa ora in poi sarai il nostro Piero Angela!
Brava Annalisa.
L.I.
Ahah grazie Lucia e saluti da Annalisa Angela.
EliminaGli elefanti in Sicilia? Questa terra non finirà mai di stupirmi. Brava Annalisa sei una fucina di idee e di stranezze "terrestri".
RispondiEliminaSi Adele ci fu un periodo preistorico in cui la Sicilia era attaccata al continente africano e vi trovavi animali come elefani, leoni, iene. Quando il livello del mare si alzò gli elefanti diventarono più piccoli a causa degli spazi limitati per la ricerca di risorse e l'incrocio fra consanguinei.
EliminaTi ho commentata u fb. Spero hai apprezzato il mio commento. Ciao
RispondiEliminaCiao Clotilde Grazie per il tuo commento, ti ho risposto sempre su fb.
EliminaAnnalisa ha un pregio enorme, quello di scrivere non raccontandoci semplicemente di una curiosità piuttosto trasmettendoci il senso vero e proprio dell'avventura che quella curiosità porta in sé. Grazie Annalisa.
RispondiEliminaGrazie a te Jole per il tuo bellissimo commento, la curiosità e l voglia di scoperta è proprio ciò che cerco di trasmettere.
Elimina